Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Da Bramante a Canova

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Argan, Giulio 50 occorrenze

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impresa, il tentativo fallito di correggere la facciata del Maderno erigendo due campanili alle sue estremità, aveva fatto clamorosamente esplodere l

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il monumentum, nel senso che questo termine aveva nell’antichità di edificio aere perennius, commemorativo e rappresentativo ad un tempo. Non possono

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determinare sulle pareti. L’artista aveva predisposto, con la cavità della volta, una concentrazione della luce immessa direttamente dalle alte finestre

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e la dislocazione dei monumenti funerari, a cui Borrornini attese durante il pontificato di Alessandro VII, quando aveva ormai perduto ogni speranza

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scrupolosamente da ogni accento celebrativo, oratorio, escatologico (e l’intendesse chi aveva orecchie per intendere); intreccia citazione e commento

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che la decorazione è sempre una prestazione professionale, che esclude il modo di ricerca individuale e disinteressata di cui aveva dato l’esempio il

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soltanto pochi anni prima, restaurando l’antica basilica di San Giovanni, il Borromini le aveva dato appunto un carattere di chiesa parata a festa dagli

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non d’immediata evidenza. Cinque anni prima il Borromini aveva concluso la costruzione di Sant’Ivo alla Sapienza, integrando la nuova chiesa ad un

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prevalentemente congregazionale, si prestava alla predicazione, e aveva il suo esemplare nella chiesa del Gesù. Ciascuno dei due schemi implicava un criterio di

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Prima di disegnare, nel 1657, il progetto di Campitelli, il Rainaldi aveva lavorato col padre, Girolamo, alla costruzione di S. Agnese in piazza

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, un secolo prima, Donatello aveva riconquistato alla cultura umanistica il tema classico della statua. Ma se la statua è soltanto scultura, il monumento

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, ma la situazione che lo aveva «ispirato».

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. L’Adorazione dei Magi è del ’l7: il pittore aveva diciotto anni. Sorprende la mancanza assoluta d’intenzioni devote o edificanti: il soggetto è

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latente sotto la cultura classica di Michelangiolo; ma questa evoluzione dell’ispirazione implica il problema, che Michelangiolo aveva appena affrontato

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delle tombe di Pio II e di Paolo II. La rinuncia ha un motivo inconfessato ma preciso: nella primavera di quello stesso anno Michelangiolo aveva messo

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-architettonica, che Michelangiolo aveva affrontato negli Schiavi quando, terminata la pittura del Giudizio, Michelangiolo torna ad occuparsi della tomba

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per antonomasia, per il Juvarra, era il Pantheon: l’aveva affermato il Bernini mezzo. secolo prima, studiandone il restauro o, piuttosto, l

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, l’architettura come teoresi — elimina quello ch’era stato, per quarant’anni, l’obbiettivo supremo della sua ricerca, quello a cui aveva mirato fin dal

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per quanto fosse possibile»: spiemontesizzarsi voleva dire, con un altro barbarismo, «disfrancesarsi». Aveva un precedente in famiglia. Lo zio

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’Inghilterra non la possedeva. Aveva avuto, certamente, una parte non trascurabile nel «modo gotico»: ma quando l’unità culturale del Medioevo s’era

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Il è anche la tomba del primo pontefice, san Pietro ( il tema del «parallelo» è tipicamente neoplatonico: nel 1481 il Botticelli aveva raffigurato

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, addossa implicitamente la responsabilità di quella carenza alla nobiltà, che aveva incoraggiato lo sviluppo unilaterale della ritrattistica. Ma, poco

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politica d’investimenti, l’aveva già detto Richardson, sostenendo che la pittura, creando cose preziose con materiali di poco prezzo, è un’ottima

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occhi e degli affetti. Ma la questione è più complessa. Per l’arte olandese, il problema del falso e dell’autentico non aveva ragion d’essere, né sul

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e francesizzanti del Seicento. Bisognava dunque, come aveva intuito Webb e spiegherà meglio Reynolds, separare il valore o le qualità puramente

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che non ha radici, neppur remote, in quell’opposizione di reale e ideale, che la cultura barocca aveva dedotto dalla poetica aristotelica.

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prima il Bramante aveva cercato di determinare, nel tempietto rotondo di San Pietro in Montorio, il tipo o il modello del monumento puramente

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termine che, nel linguaggio filosofico inglese, aveva già avuto, prima che Hogarth, lo applicasse alla pittura, una definizione precisa. Hobbes definisce

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’oggetto e non relazioni dipendenti da una metrica spaziale: o piuttosto, non potendosi avere delle distanze che una percezione relativa (come aveva

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confuse di luce e di ombra. Proprio così, del resto, aveva concepito Hogarth i suoi quadri di storia: e cosi li concepirà ancora, molto più tardi

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il problema dell’oggetto; e aveva scritto che il pittore deve immaginare gli oggetti come altrettanti gusci svuotati fino all’ultimo velo di materia

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questa divulgazione illimitata della pittura era nel programma. Già il binomio genio-gusto aveva eliminato, tra colui che fa e colui che gode l’opera d

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, dagli studenti che amava, ma è anche un commovente congedo dalle idee che aveva sempre sostenute. Aveva esaltato in Raffaello il supremo equilibrio

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celeste o infernale, eterno. Sono appunto questi i termini che rientrano d’un tratto nell’arte, che li aveva esclusi; e, quel ch’è più grave, vi rientrano

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Ruskin ebbe anche un’attività artistica diretta (sia pure da «dilettante»: nel senso specifico che questo termine aveva nella teorica del «pittoresco

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frammentario. Ma si spiega: la pittura degli Impressionisti nasceva da una crisi storica, che la cultura inglese non aveva se non marginalmente vissuta

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estetica e attività produttiva o economica, aveva giustificazioni più profonde che quelle allegate dal misticismo sociale di Ruskin e dal socialismo

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, e rinuncerà a impegnare nella lotta la propria cultura, che pure aveva avuto una parte così importante nella storia dell’Illuminismo europeo. È

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le spetta la priorità assoluta. Il mutamento di giudizio ha le sue ragioni. Reynolds aveva voluto dare all’Inghilterra una ritrattistica «eroica» che

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Nei primi anni della sua vita intellettuale, a Zurigo, Fuseli aveva corso le rapide dello Sturm une Drang, amico di Bodmer, di Lavater, di Sulzer; a

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All’incontro con la letteratura, invero, l’arte inglese del Settecento era. preparata da tempo: Hogarth aveva tradotto in immagine De Foe e Fielding

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sociale che illudendosi d’aver chiuso la partita con la metafisica s’è ridotto a venerare, per una sorta di autoidolatria, i propri archetipi umani. Aveva

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danza acrobatica vadano intrecciando nel vuoto arabeschi che suggeriscono altrettante situazioni possibili. D’altra parte Fuseli, che aveva letto il

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acuti laceranti del tragico (Reynolds l’aveva ritratto come Ercole al bivio tra la Commedia e la Tragedia), ma anche di dipanare, se gli sembrasse

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trova in Shakespeare il tema più appropriato al proprio moralismo ribelle e sconfitto: tutto è sogno nel mondo, aveva ragione Calderon, ma ogni sogno

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’apparecchio per fuggire dal labirinto (che lui stesso aveva costruito), e del giovane, che lascia fare e pensa ad altro, alla meravigliosa avventura che l

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Il tema era inconsueto, ed è escluso ogni riferimento a precedenti iconografici; ma aveva una giustificazione attuale. Il volo umano era l’idea fissa

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adattarsi alle più diverse applicazioni ornamentali. La vecchia generazione dei «pratici» aveva ridotto l’arte all’artificio; ma il giovane (che forse

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viaggio e del primo soggiorno a Roma): aveva sotto gli occhi, a Venezia, i «soggetti moderni» di Pietro Longhi, in gran parte ispirati dallo Hogarth. Non

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. Signore mie, vorrei che ve ne rammentaste quando dovrete farvi gli abiti per il vostro compleanno». Tristan: Shandy, 1759, lib. VI). Lo Hogarth aveva

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